StayAleeve+LGBT


Il suicidio è la terza causa di morte tra i 15 e i 24 anni di età tra giovani bisessuali, lesbiche, gay e transgender, i quali tentano il suicidio almeno quattro volte più spesso dei loro coetanei etero.

“Da sempre aver fatto parte di una minoranza – in particolare una “minoranza sessuale”, come la chiamano – ha comportato diverse difficoltà per quanto riguarda il rapporto sia con sé stessi, sia con gli altri.

Si stima che tre giovani LGBT+ su dieci1 meditino o tentino il suicidio: è quattro volte più delle loro controparti etero2. I ricercatori concordano sul fatto che non siano la loro sessualità o la loro identità di genere a condurli su questa strada, ma lo stigma, la discriminazione e la violenza che affrontano nel mondo eterosessista e transfobico.

Più della metà dei giovani LGBT+ sono stati aggrediti verbalmente, quasi un quarto minacciato di violenza fisica, uno su dieci aggredito fisicamente2. Essi sperimentano una discriminazione sociale di gran lunga maggiore alla media, accompagnata da isolamento, depressione, bassa autostima; affrontano famiglie ostili o non sostenenti, amici tedianti, bullismo, vergogna imposta, persecuzione politica o religiosa; sono portati, insomma, a pensieri e comportamenti autolesionistici o suicidi.

Riteniamo insindacabilmente inaccettabile che le persone LGBT+ vengano condannate a vivere una vita di solitudine e dolore: occorre abbattere il rischio di suicidio LGBT+ agendo a livello di consapevolezza sociale al fine di attuare soluzioni di supporto e programmi di sostegno che dovrebbero far parte dell’istruzione e della salute pubblica.

Far parte di una minoranza non è una malattia. La sensibilizzazione fin da questa base deve scaturire da ciascuno, con la consapevolezza che l’amore è uguale per tutti e che solo insieme si può vertere a una civiltà sana, accogliente e pacifica. La partecipazione e il sostegno alle iniziative antirazziste è dunque solo il trampolino di lancio verso quella libertà che, a partire dai moti di Stonewall, attraverso orribili stragi anche recenti sta pian piano fiorendo.

Siamo felici di vedere così tante persone LGBT+ orgogliose nel mondo. Rendersi conto che non sei solo e trovare il supporto di cui hai bisogno – medico, psicologico o basato sulla comunità – è assolutamente essenziale per il tuo sbocciare. 🌹”


1 Suicide Prevention Resource Center
2 Revel & Riot

Alice Di Gregorio

In ricordo di Sarah Hegazi

Il suicidio di Sarah, a cui dedichiamo questa pagina, è solo l’ultimo tragico esempio del disagio che il mondo LGBT+ è costretto a vivere. Sarah, attivista lesbica, è morta il 14 giugno 2020 nella sua casa in Canada, dove viveva in esilio dal 2018, dopo essere scappata dall’Egitto in seguito a un periodo di prigionia lungo tre mesi. In quei mesi è stata umiliata, torturata e stuprata per aver sventolato la bandiera arcobaleno durante un concerto. Per quella vicenda era stata arrestata, insieme ad altre decine di persone, e accusata dalla magistratura egiziana di “promuovere la devianza e la dissolutezza sessuale”. Nella lettera lasciata ai suoi, la giovane ha scritto: «Ai miei fratelli: ho provato a sopravvivere, ma ho fallito. Ai miei amici: l’esperienza è stata dura e io ero troppo debole per lottare. Al mondo: sei stato davvero crudele, ma io ti perdono».


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