Quando abbiamo a che fare con qualcuno che è giù di morale o, peggio, clinicamente depresso, d’istinto iniziamo a parlare come mitragliatrici: cerchiamo di aiutarlo offrendogli consigli talvolta banali e talvolta ingegnosi, raccontandogli delle nostre esperienze, dicendogli frasi come «vedrai che tutto si sistemerà, ce la farai, fatti coraggio» eccetera. In realtà, questo comportamento è un errore enorme. Le persone che soffrono di depressione o che hanno istinti suicidi vogliono solo essere sé stesse. In altre parole, non cercano risposte o soluzioni, ma desiderano poter esprimere senza timore le loro paure ed ansie. Il modo migliore per aiutare è dunque ascoltare a cuore aperto.
Ascoltare veramente non è facile, perché per ascoltare bisogna evitare ogni commento e prestare attenzione non solo ai fatti che la persona sta raccontando, ma anche ai sentimenti che si celano dietro le parole, cercando di cogliere ogni singolo dettaglio. È dunque fondamentale immedesimarsi, con le giuste cautele, e assimilare il discorso dal punto di vista di chi parla.
Riassumendo, di che cosa ha bisogno chi pensa al suicidio?
Invece che cosa non vuole chi pensa al suicidio?
Ascolta, fa’ tuoi quei sentimenti e quelle parole, resta vicino senza voler a tutti i costi parlare.
Spesso rivolgersi a servizi pubblici o privati per la lotta al suicidio e alla depressione viene visto come un atto drammatico e indegno, ma convinciti e convinci che non è così. Il numero unico di pronto intervento è 1-1-2: usalo, se è necessario. Altre risorse contro il suicidio (oltre al tuo medico di base che è già un'ottimo punto di partenza) possono essere trovate alla pagina dedicata.
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